Stoccolma 26 novembre 2012

A volte il caso ti porta a cena con persone così diverse da te che ti senti come una betulla piantata in Sicilia. Non conoscevo nessuno dei commensali e in molti non si conoscevano fra di loro, ma fatte le dovute presentazioni e superato un fastidioso “lei” che mi veniva indirizzato, la cena e’ cominciata. Ero il più anzianotto e sicuramente l’unico di prima generazione produttiva, gli altri,  al massimo trentenni, vantavano indubbi pedigree di famiglie blasonate del vino italiano. Non voglio farne i nomi perché non avrebbe senso e anche perché voglio sentirmi più libero nel raccontare il seguito. Per un attimo ho pensato ci accomunasse solo la lingua italiana, ma poi qualcuno ha iniziato a parlare di vino ed ecco che la serata è partita. Ho capito subito però che ne avremmo parlato in modo distorto o perlomeno a me non affine e l’ ho capito quando tutti hanno affermato di essere produttori biodinamici. Ho cercato di stare in silenzio, di non entrare a gamba tesa in un argomento che li appassionava così tanto, ma come si fa a stare zitti di fronte a chi distrugge con affermazioni quantomeno alchimistiche tutto il tuo credo scientifico vitivinicolo?!!! Ho chiesto quanti di loro avessero mai visto una macchia di peronospora ed eccomi lì messo sulla graticola dell’avvelenatore, dell’untore, del conformista presuntuoso un po’ maleducato, ma resta il fatto che loro la peronospora non l’avevano mai vista!

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